Diabete tipo1, 2, gestazionale: hai mai sentito parlare di diabete? Conosci qualcuno affetto da questa patologia? O magari è stata diagnosticata proprio a te? In questo articolo partiamo dai dati sulla sua diffusione in Italia e analizziamo poi sintomi, cure e possibili complicanze a livello della vista dovute a un eccesso di glucosio nel sangue.

 

INDICE DEI CONTENUTI:

 


Diabete: definizione e dati sulla sua diffusione in Italia

Per dare una definizione di diabete dobbiamo prima spiegare cos’è il glucosio: esso deriva dalla digestione degli alimenti che contengono zuccheri, ed è la prima fonte di energia del nostro corpo. Quando però raggiunge livelli troppo alti nel sangue, diventa pericoloso, perché danneggia i vasi sanguigni e gli organi interni, creando gravi complicanze, tra queste appunto il diabete.

 

Il diabete è una malattia cronica del metabolismo causata da un’insufficiente produzione di insulina da parte del pancreas, o da una incapacità dell’organismo di usarla correttamente per metabolizzare il glucosio.

 

I dati riportati nell’annuario statistico Istat 2015 indicano che il 5,3% degli italiani è diabetico. In base poi ai dati del sistema di sorveglianza PASSI di Epicentro-ISS, riferiti al periodo 2016-2019, si scopre che la percentuale riferita ai soli adulti è del 4,7% sul totale della popolazione, e aumenta con l’età. Infatti solo il 2% ha meno di 50 anni, mentre il 10% ha un’età compresa tra 50-69 anni.

 

Il diabete è più frequente fra gli uomini che fra le donne, nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche, fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri, e nelle Regioni meridionali (in particolare in Sicilia e Campania) rispetto al Centro e al Nord Italia.

 

Esistono tre principali tipologie di diabete:

 

  • il diabete di tipo 1 (insulino dipendente)
  • il diabete di tipo 2 (non insulino dipendente)
  • il diabete gestazionale

 

Entrambe le forme, diabete 1 e 2, rientrano in quello che viene comunemente chiamato “diabete mellito”, la versione di diabete più diffusa al mondo.

 

Sintomi del diabete

L’elenco che riportiamo di seguito non è certo esaustivo, ma contiene quelli che sono i sintomi più comuni per chi soffre di diabete, qualsiasi sia la topologia:

 

  • Urgenza di urinare molto più spesso del normale, soprattutto durante la notte
  • Sete eccessiva
  • Senso di stanchezza inusuale
  • Perdita di peso non giustificata da una dieta dimagrante
  • Aumento dell’appetito
  • Candidosi (infezione fungina) genitale o orale
  • Ferite, lesioni e afte della bocca frequenti, che tardano a guarire
  • Abbassamento della vista

 

Diabete tipo 1

Il diabete di tipo 1 o diabete giovanile è la forma di diabete meno diffusa, ma anche la più grave. Si manifesta per lo più nell’infanzia o nell’adolescenza ed è di natura autoimmune. Significa che è lo stesso sistema immunitario dell’organismo che, per ragioni in parte sconosciute, va ad attaccare le cellule T del pancreas deputate alla produzione dell’insulina.

 

Si tratta di una forma che non è legata alle abitudini alimentari o allo stile di vita, e non si può prevenire. I sintomi di esordio di questa forma di diabete possono essere improvvisi.

 

Diabete tipo 2

Il diabete di tipo 2 è di gran lunga la tipologia più diffusa di questa malattia metabolica. Di solito colpisce gli adulti che si trovano in una condizione di insulino-resistenza. Significa che il loro pancreas produce l’insulina, ma il corpo non riesce a usarla efficacemente. Per questo il glucosio raggiunge livelli elevati nel sangue, creando i tipici scompensi a lungo termine del diabete, con sintomi non sempre evidenti fin da subito.

 

Tra le cause del diabete di tipo 2 c’è sicuramente lo stile di vita: questa patologia è infatti favorita da sovrappeso, fumo, sedentarietà e spesso associata a ipercolesterolemia e ipertensione.

 

Vuoi sapere quali sono i fattori di rischio del diabete tipo 2? Leggi questo articolo.

 

Diabete gestazionale

Il diabete gestazionale può insorgere in gravidanza anche in donne che non abbiano mai sofferto di diabete in precedenza. Viene per lo più diagnosticato tra la 24esima e la 28esima settimana di gestazione grazie alle analisi del sangue e si risolve spontaneamente dopo il parto.

 

Tuttavia, è necessario che la futura mamma monitori i livelli di glucosio e mantenga la glicemia entro i livelli di guardia anche con l’alimentazione e l’attività fisica, per evitare conseguenze negative sia per lei che per il feto.

 

Soffri di una patologia diabetica? Ecco come scoprirlo

Per effettuare una diagnosi di diabete è necessario sottoporsi a test e analisi di laboratorio tra cui:

 

  • La misurazione della glicemia a digiuno
  • La curva da carico orale di glucosio, da effettuarsi a digiuno, e dopo 2 ore dall’ingestione di 75 g di glucosio sciolto in acqua
  • La misurazione del glucosio nelle urine
  • L’emoglobina glicata

 

Come si cura il diabete 1 e 2

Non è possibile guarire dal diabete di tipo 1, ma si può gestire in modo ottimale con la terapia ipoglicemizzante che comporta iniezioni giornaliere di insulina. A queste, si deve associare un’alimentazione corretta.

 

Neppure il diabete di tipo 2 è guaribile, ma può andare in remissione anche solo con una dieta adeguata, unita a una regolare attività fisica. Diversamente, il trattamento può prevedere anche la somministrazione di insulina.

 

Diabete: rischi e complicanze

L’iperglicemia prolungata causata da un diabete non diagnosticato e non curato, è una condizione estremamente pericolosa per l’organismo.

 

Troppo glucosio nel sangue impedisce che i globuli rossi ossigenino al meglio i tessuti e gli organi del nostro corpo. Ne consegue un indebolimento di tutte le funzioni fisiologiche. 

 

Tra le complicanze più gravi si annoverano:

 

  • insufficienza renale;
  • insufficienza circolatoria con rischio di cancrena negli arti inferiori;
  • cardiopatie;
  • perdita parziale o totale della vista per le conseguenze di retinopatia diabetica ed edema maculare diabetico.

 

In particolare la retinopatia diabetica, una complicanza che all’inizio può non dare segni di sé, può insorgere con qualunque forma di diabete. Secondo i dati colpisce circa un terzo dei diabetici ed è la prima causa di perdita della vista in età lavorativa. Purtroppo, più il diabete aumenta tra la popolazione, più è destinata a crescere anche l’incidenza di questa invalidante patologia oculare.

 

La buona notizia, però, è che fino al 95% della disfunzione visiva correlabile alla retinopatia diabetica e alle sue complicanze, è prevenibile combinando la prevenzione con efficaci programmi diagnostico-terapeutici.

 

Ma in concreto, cosa può e deve fare il paziente? Risponde Massimo Ligustro, Presidente di Comitato Macula, la prima Associazione italiana di pazienti affetti da maculopatie o retinopatie.

 


Massimo Ligustro: i consigli del Comitato Macula per il paziente diabetico che si rechi in visita dal diabetologo e dall’oculista

 

Sempre sulla retinopatia diabetica abbiamo intervistato la Dott.ssa Mariacristina Parravano, Specialista in Oftalmologia, Responsabile Unità Operativa Retina Medica Fondazione G.B. Bietti-IRCCS, Roma.
Dott.ssa Mariacristina Parravano, Specialista in Oftalmologia,

Responsabile Unità Operativa Retina Medica Fondazione G.B. Bietti-IRCCS, Roma.

I numeri della retinopatia diabetica (RD) sono altissimi, tuttavia la prevenzione e i programmi diagnostico-terapeutici risultano molto efficaci. Come ovviare a questo “controsenso”?

 

La RD e le sue complicanze rappresentano un campo in cui è facilmente riscontrabile la validità dei programmi di screening per una diagnosi precoce che consenta il più completo inquadramento diagnostico del paziente già alla prima osservazione, accompagnato da una pianificazione personalizzata del timing di monitoraggio e/o trattamentoInfatti un trattamento personalizzato che preveda l’utilizzo di iniezioni intravitreali e/o laser permette di ridurre il rischio di progressione della malattia e di perdita di acuità visiva.

 

Purtroppo però ancora oggi assistiamo nelle nostre cliniche a situazioni sconfortanti ritrovandoci a dover visitare per la prima volta pazienti con diabete diagnosticato molti anni prima che presentano quindi quadri molto gravi della malattia non essendo mai stati indirizzati correttamente ad uno specialista di riferimento. Il trattamento quindi di queste forme così severe non garantisce un buon risultato morfo-funzionale.

 

Negli altri casi invece una diagnosi precoce e una corretta gestione a lungo termine ci permette di raggiungere spesso una stabilità garantendo una buona qualità di vita al paziente.

 

L’unico modo per ovviare quindi al “controsenso” evidenziato nella domanda è quello di limitare al massimo quei casi di pazienti con diagnosi tardiva facendo in modo che ogni singolo paziente diabetico si sottoponga a screening oftalmologico periodico.